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  • chiriattigiovanni6

Fermati! Respira!




A te che siedi comodamente sul divano di casa tua. A te che magari, proprio in questo momento, stai leggendo di un nuovo sbarco di migranti, di un barcone che annaspa tra le onde trasportando sulla sua groppa più di un centinaio di vite e sbuffi sonoramente. A te che credi di avere il diritto di affogare nella tua indignazione, che ti vesti di falsa intelligenza e punti il dito contro chi è più debole di te, contro chi rischia la morte per paura di morire.

Fermati!

Respira!

Prima di afferrare il tuo smartphone da centinaia di euro e vomitare le tue idee su un social, prima di millantare la tua libertà d'opinione, chiudi gli occhi. Nel silenzio della tua testa dimentica di essere su quel divano, tra quelle quattro mura, lascia che il rumore sommesso del traffico venga sostituito da quello del mare. Ora sei in grado di sentire le onde che si infrangono contro il duro metallo di una nave. La tua nave. Immagina il freddo della notte che ti attraversa i vestiti lerci e ti entra nelle ossa, la puzza di morte che

aleggia persistente nell'aria e si mischia, in una macabra danza, all'odore aspro della salsedine; immagina il silenzio lacerato dalle urla dei bambini, degli uomini e delle donne che condividono il tuo stesso destino. Ed eccola, ecco la fame: arriva di soppiatto, vestita da bestia raminga, pronta a dilaniarti lo stomaco con i suoi artigli d'avorio. La senti, ora, la paura? L'idea quasi asfissiante che potresti non vedere mai più la terra ferma? Abbassi lo sguardo e lo vedi: un bambino. Sembra così piccolo in quel barcone immenso: pensi che potrebbe benissimo essere tuo figlio. Non conosci il suo nome, sai che ha sette anni e gli occhi grandi di chi ha visto tante, troppe cose brutte per la sua giovane età. Vorresti stringerlo, dirgli che andrà tutto bene, che arriverete sani e salvi in qualunque stato decida di accogliervi nel suo grembo. Eppure non ci riesci, le parole ti si fermano in gola, ti si aggrappano ai denti. Non hai il coraggio di mentire a lui, ai suoi occhi troppo grandi e neanche a te stesso. La fame, la paura, il freddo iniziano a girarti vorticosamente attorno. Il bambino sfuma nei meandri della tua testa. Apri gli occhi e sei di nuovo tu: un qualsiasi essere umano medio, caucasico, con il divano di ultima generazione sistemato comodamente sotto le natiche, e la pancia piena.

D'istinto ti allunghi per afferrare il tuo smartphone, ma qualcosa ti ferma: forse il rumore lontano di un mare che non hai mai visto.

Respiri!

E finalmente ti guardi attorno, finalmente pensi. Ora lo hai capito: poggia quel telefono! Tu non ne hai il diritto!


di Beatrice Brocca


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